Cronaca di una mattina qualunque

Cronaca di una mattina qualunque

Sono le sei e venti e, come ogni mattina, il cellulare, sotto le mentite spoglie di una sveglia, mi ricorda, con la suoneria stile “sciabordio delle onde” (che dovrebbe rendere meno cruento il risveglio), che è ora di mettersi in moto e di darsi da fare.”Ancora cinque minuti!” prego dinanzi al display come fosse un altare che mai, come in questo momento, segnala implacabile lo scorrere dei minuti. Infatti in un baleno sono già le sei e trenta. Poi mi dico “Suvvia…a parte le sei ore a scuola un buon motivo per alzarti ce l’hai: la tua Duster attende di fare il suo dovere, deliziandoti, alla guida, più di quanto possa fare una divertentissima giostra. Dopo i lavacri di routine mi agghindo in modo da non stonare con il colore della carrozzeria. Mi vesto di blu scuro. Tutto molto casual ma senza esagerare, righine rosse alle maniche del pull di cotone, capelli sciolti, un filo di trucco, scarponcini molto trendy, con zeppa e brillantini, per vivacizzare ed illuminare la zona pedali molto buia.

Anelli? No. Potrebbero graffiare il pomello del cambio. Magari solo quello col pavè di brillanti alla mano sinistra, quella che si sobbarca anche il lavoro della destra, poggiata con nonchalance sulla leva del cambio o sul bracciolo. Infine un tocco di profumo, quello delle occasioni speciali. Raggiungo con la solita fretta il garage solitario e grigio, ne spalanco le porte e mi prende un senso di pietà misto a sconforto. LEI tutta sola, polvere di cemento al pavimento, il battistrada delle “sacre ruote” ormai bianco, muri senza intonaco e la ributtante compagnia, per le lunghe ore della notte, di un non meglio identificato carretto motorizzato, uso campagna, che le sta – Deo gratias – a debita distanza. Mescolarsi con la feccia dei motori? Giammai! Intanto valuto le condizioni meteorologiche. Sarà una giornata primaverile da manuale. Il vento? Assente. Hip hip hurrà!!! Che fortuna! La proprietaria del garage ha tenuto a precisare che nei battenti della porta si cela un tremendo pericolo che suo figlio non è riuscito a evitare. Mi racconta, con tono di disgrazia, quel che accadde alla sua macchina nuova di zecca, intrappolata come un topo in una tagliola, fra i battenti del garage per un’improvvisa e violenta folata di vento. Le mie orecchie, all’udire le sacre parole “macchina nuova”, si drizzano come quelle della lepre che ha captato l’arrivo di un predatore. Inorridisco al solo pensiero e nella mia mente lampeggia l’avviso “DANGER” accompagnato dal sottotitolo “Il vento, da questo momento in poi, sarà il tuo peggior nemico”.Archiviato il pericolo “vento” mi metto al volante e per un momento socchiudo gli occhi: il profumo del nuovo è ancora intenso, mi avvio, un’occhiata all’orologio sul Medianav mi fa sobbalzare: sono in ritardo e devo assolutamente rimediare. Davanti a me un camion che trasporta ferraglie ostacola i miei propositi di professoressa rispettosa e diligente. L’orario s’ha da rispettare! Mi lancio nel primo sorpasso della giornata e procedo con la radio che canta “Sara, svegliati è primavera…”.Nel frattempo, dato che devo “solo” guidare e non ho passeggeri con cui conversare, mi sdilinquisco nell’ammirare le morbide forme della “piccola”: con lo sguardo riesco ad abbracciare tutto il cofano, azzurro più del cielo d’estate, la vernice metallizzata lancia bagliori sotto il sole già caldo, la posizione di guida alta mi consente di dominare la strada, mi sento una regina su un trono. E che dire degli ammortizzatori? Si sobbalza che è un piacere! Tra un pensiero e l’altro giungo nel centro abitato dove incontro una “sorella” della prima serie, alla guida un giovanotto dall’aria sorpresa di vedermi come a dire: “Wow..una donna alla guida della Duster! Possibile?” Non so se salutarlo con una lampeggiata significativa ma innocente…capirebbe il senso elementare, quasi infantile, del gesto? “Che bello! Abbiamo la stessa macchina! Ci conosciamo?” o sarebbe portato ad equivocare? Lascio stare.. e mi convinco sempre più che certi atti sono tipici dei dusteristi duri e puri, a tutti gli altri il senso di un determinato modo di essere e di fare rimarrà precluso per sempre. Peggio per loro. A scuola mi accoglie il collega che ha seguito le mie “operazioni complesse di parcheggio”, non ho i sensori pertanto la procedura è affidata ai miei occhi, agli specchietti retrovisori e alla mano misericordiosa (aggiungo anche i piedi) di qualche santo. “Mary, questa macchina ti si addice che è un piacere…” A volte mi vede arrivare con la Punto che reca su di sé i segni della sua irrimediabile senescenza. Lui qasqaista, adesso golfista, continua…” è perfettamente “intonata” a te!” E se lo dice lui che insegna musica! Io sorrido piena di orgoglio..e pensare che è da stamattina che mi adopero per essere IO (!!!) intonata alla macchina! Roba da pazzi? No, solo da dusteristi.. Così mi avvio verso la mia classe, dando un’ ultima occhiata alla mia amata Duster che risplende sotto la luce del mattino, a pochi passi dalla odiosa Fiat Brava che la guarda con incontenibile invidia.